6 agosto
Partenza da Ponte Conseria in Val Campelle, Strigno, Valsugana. Temperatura a 1400m: 10°. Il caldoeccessivo non sarà un problema, anzi. Prima sosta alla piacevolissima malga/rifugio Conseria, quindi passo Cinque Croci e Cima Socede con le sue fortificazioni della prima guerra mondiale, ne incontreremo molte altre su tutto il percorso.
Proseguiamo su piacevole sentiero senza incontrare nessuno fino a Forcella Magna dove il percorso diventa più ripido ed esposto, il tempo più freddo e nuvoloso fino a minacciare temporale proprio quando stiamo per attaccare la ferrata Gabrielli. Si tratta in realtà di un sentiero con alcuni tratti attrezzati con cavi e scalette tra torri granitiche. Anche qui ci siamo solo noi.
Il temporale per fortuna rimane sull’altro versante, e sbuchiamo sul Col Verde e poi in discesa a passo Socede, pure questo fortificato. Splendida vista su Cima d’Asta e il rifugio Brentari lì accanto. Nel lago, che è molto profondo, fanno stagionare una grappa che si chiama ‘granitica’.
Sistemazione in camerone, poi attesa della cena, fa troppo freddo per stare all’aperto e c’è un sacco di rumore. Siamo un po’ preoccupati per la notte dato che dormiremo insieme a un gruppo di Monfalcone, mangiano nel tavolo dietro al nostro e parlano tutti a voce altissima.
7 agosto
Per quanto poco piacevole possa essere una notte in rifugio, rivalutiamo quelli di Monfalcone: non c’è stato il minimo rumore, nessuno russava, nessuno ha parlato. Colazione, il tempo fuori è limpido e gelido con una brezza costante da nord che a tratti rinforza a vento vero e proprio. C’è una famiglia olandese con tre figli, tutti indossano i pantaloni corti e non sembrano molto felici di dover uscire.
Risaliamo a passo Socede di buon passo per scaldarci, da lì, sempre in completa solitudine, passiamo sul versante nord fino alla forcella Coronon, poi discesa fino al Lago del Bus. Questo tratto è poco segnalato ma non ci sono particolari problemi e il lago è davvero spettacolare. Ci giriamo intorno fino a ritrovare le indicazioni per il Colle del Vento, che raggiungiamo con
una salita breve e ripida. Dal colle inizia il tratto più esposto, in buona parte attrezzato con cavi, quasi tutto su gradini risalenti alla prima guerra mondiale.
Prima di affrontare l’ultimo tratto del giro del Zimon e la deviazione per la vetta, meritata sosta per il pranzo.
Ci raggiunge il gruppo di Monfalcone che sta facendo il nostro stesso giro in senso opposto.
Pure il percorso per la Cima d’Asta è gradinato. In cima il panorama è immenso: la laguna veneta, i colli Euganei, a nord il gruppo dell’Adamello, il Brenta, la Marmolada e il resto delle Dolomiti, 400m più sotto in verticale il lago e il rifugio. C’è un minuscolo bivacco con la porta dipinta di bianco e azzurro. Dopo le foto di rito, discesa e risalita attrezzata fino alla Forzeleta, da
dove il rifugio sembra essere vicinissimo ma non lo è.
In rifugio ritroviamo l’altra Chiara che ha preferito aspettarci lì e abbiamo l’upgrade dal camerone a due camerette. Di nuovo fa troppo freddo per stare all’aperto a lungo, ci sono 8 gradi verso le 16, quindi lauta merenda con ottime torte e relax. A cena Renato ha una fame mostruosa e mangia un numero imprecisato di budini al cioccolato con la panna. I conti diventano il momento più impegnativo del trekking anche per un errore del rifugista.
8 agosto
Cielo velato, temperatura sempre molto fresca, parliamo per passo Socede insieme a Jacopo che sta facendo l’Alta via del Granito e si è unito a noi già ieri sera a cena. Lunga discesa su lastroni di granito con Renato che praticamente corre grazie ai budini, poi risalita fino a Forcella Magna, dove siamo già passati il primo giorno e dice salutiamo Jacopo.
Breve sosta vicino a un lago, nel quale due indomiti campeggiatori tedeschi fanno IL BAGNO nonostante il freddo. Da qui in poi il percorso è tutto su mulattiere della prima guerra mondiale, in buona parte in ottimo stato, e stranamente incontriamo parecchie persone che vanno verso il rifugio Brentari, sempre ben visibile nella sua conca di granito.
Proseguiamo fino alla Forcella delle Buse Todesche, poi lasciamo la mulattiera e su sentiero arriviamo a un piccolo bivacco, con sosta pranzo, e sembra strano rivedere gli alberi. Anche la temperatura si alza e scendiamo tra larici, cembri, lamponi e mirtilli.
Grazie alle perfette scelte di Renato arriviamo sulla strada a un centinaio di metri dalle macchine. Sosta per tagliere e birra al rifugio Carlettini, dove facciamo il bis con le complicazioni per i conti e ci lasciamo.
Tre giorni fantastici su un itinerario che è un eufemismo definire ‘splendido’: vario, impegnativo ma mai troppo, con pochissima gente e in compagnia piacevole. Mai come stavolta è corretto dire ‘alla prossima!’
Partecipanti: 8, Chiara, Chiara, Cinzia, Giuliana, Enrico, Giovanni, Giuseppe, Mauro.
Sommo Capo nonché ideatore: Renato
Fotografo ufficiale: Quintino ops Mauro
Lunghezza totale: circa 35 km
Dislivello totale: circa 3000 m
Ore camminate al giorno: 7,5
Base: rif. Ottone Brentari a Cima d’Asta, m 2480
Quota massima raggiunta: Cima d’Asta (el Zimon), m 2847
Budini con la panna mangiati da Renato: parecchi